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Paura

18-04-2023 15:18

Nicola Sensale

EMOZIONI,

Paura

La paura ci segnala la presenza di pericoli che diversamente non percepiremmo. Spesso diventa molto invalidante, ma rimane un'emozione molto eloquente.

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La paura è uno stato di intensa preoccupazione sia per se stessi che per altri, avvertita come sentimento di forte spiacevolezza interna e desiderio di “evitare” il contatto con qualcosa che ci appare come pericoloso o preoccupante. 

 

Ai massimi livelli può essere percepita come panico o terrore alla vista di un pericolo percepito come mortale

 

Vi sono molte e diverse declinazioni della paura: 

 

  • uno stato di ansia pervasivo e privo di oggetto
  • una lieve o forte preoccupazione per il proprio futuro
  • il timore che “qualcosa manchi” nella valigia o nella dispensa
  • la paura profonda “di non farcela”.

 

La paura provoca sovente l’immobilità sia fisica che mentale (nello stato di paura ci si può percepire non sono tesi e bloccati ma anche come “rimpiccioliti”) e il restringimento dell’attenzione a pochi stimoli e informazioni ambientali, quelle direttamente legate allo stimolo emotigeno. 

 

La totalità dominante dell’esperienza di paura è l’insicurezza, l’incapacità di elaborare strategie utili a decidere come fronteggiarla. 

 

La paura stimola sovente l’istinto di fuga, oppure l’orientamento a investigare (sospettosità). 

 

La paura è di solito totalmente disconnessa da una valutazione cognitivo-emotiva accurata e realistica rispetto all’evento che l’ha cagionata.

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Essa non è pertanto oggettivabile e definibile in modo assoluto: dipende interamente da quanto e in che modo noi valutiamo pericolosa o meno una data situazione (soggettività dell’esperienza della paura). 

 

Si può pertanto avere paura di:

  • persone, cose, eventi del mondo esterno
  • affrontare dei compiti (ansia da prestazione)
  • impulsi interni ed emozioni disturbanti
  • stimoli fisici molto dolorosi
  • processi mentali che implicano il “prevedere o l’immaginare”
  • novità, cambiamenti, specie se inattesi o “obbligatori” (licenziamento, trasferimento)
  • situazioni dove è messa a rischio la sopravvivenza fisica (aggressività altrui, minacce ambientali) o interiore (paura della solitudine)
  • animali o parti del corpo amputate; in questo caso la paura assume la caratteristica della fobia ed è di natura essenzialmente psicologica e va distinta dal disgusto
  • contagi e malattie, spesso del nostro tempo, come l’AIDS, legate e a temi di segregazione o stigmatizzazione, oppure la più generale paura di invecchiare e non piacere più o non essere più abili e potenti come un tempo, o la paura di ingrassare.

 

Alcune di queste paure sono di natura biologica, ovvero sono innate, come la paura di rimanere soli e abbandonati, di non potersi “attaccare” o la paura dell’estraneo.

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La paura può essere impiegata strategicamente, in quanto essa promuove le istanze di ordine, di rigore e stabilità sociale, entro gerarchie di potere molto rigide e codici normativi a flessibilità zero e con pene molto severe. 

 

Essa può essere impiegata dunque come strumento di controllo sociale

 

Si distingue dall’ansia che é una paura, anche molto intensa, priva di un oggetto preciso, oppure una paura di proporzioni esagerate rispetto all’oggetto che l’ha creata, sovente un problema che é rimasto irrisolto, ma che sarebbe alla propria portata, se l’approccio al medesimo non fosse così drammatico. 

 

Eugenio é preoccupato per il suo prossimo esame universitario, i giorni stanno passando e lui sente di non essere preparato a sufficienza per poterlo superare. 

 

La notte non dorme abbastanza a causa di frequenti risvegli causati dalla sua paura di non riuscire a sostenere l’esame. Altri pensieri gli attraversano la mente durante queste insonnie, come il timore di deludere la sua fidanzata che é più avanti di lui negli studi o di suscitare le ire dei suoi genitori che stanno finanziando i suoi studi. 

 

Eugenio adesso é completamente bloccato e il timore di fallire sta risucchiando le sue energie mentali e la concentrazione di cui ha bisogno per terminare il percorso. 

 

Gli amici gli dicono di stare calmo, ma ormai Eugenio é entrato in un circolo ansiogeno che non riesce ad arrestare. 

 

Un cognitivista direbbe che Eugenio deve cercare il pensiero disfunzionale che si é insinuato nella sua mente e sostituirlo con un pensiero più “accessibile”, mentre uno psicoanalista gli suggerirebbe di capire la vera e più profonda paura che si cela dietro quella di non riuscire a sostenere questo semplice esame.

 

Al di là delle possibili letture, Eugenio é sconfortato e al momento non sa davvero come vincere la sua paura di non riuscire a farcela e ritornare alla sua precedente efficienza scolastica. 

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La fobia è una forma particolare di paura, dove a provocare il timore sono oggetti, esseri o situazioni specifiche (fobia dell’aereo, dell’ascensore, dei piccioni, dello sporco, dei gatti, etc.), talvolta prive di fondamento o che comunque non farebbero paura a tutti allo stesso modo. 

 

Sono paure percepite da chi le vive come irrazionali e sproporzionate, ma anche in presenza di tale coscienza esse non sono superabili, senza un qualche intervento particolare. 

 

Di solito le fobie sono proiezioni su oggetti innocui o a basso contenuto emotigeno, che deviano la psiche dalla vera origine delle proprie paure, le quali non sono invece contattabili o dominabili. 

 

Questo spostamento consente alla persona di lasciar andare parte dell’energia psichica di cui la reale paura é composta, in un effetto parzialmente catartico, ma mai risolutivo. 

 

Le fobie, come il panico non sono così facilmente arrestabili e chi ne soffre é spesso conscio, come accennato sopra, di aver paura “per cose di poco conto”, ma non riesce comunque ad interrompere il circuito molesto che si é insinuato nella sua mente.

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La paura è anche fisiologica e per questo adattiva in quanto ci segnala la presenza di pericoli che diversamente non percepiremmo. 

 

Per tale ragione la paura è contagiosa, possedendo lo scopo di avvertire il proprio branco o gruppo sociale di un pericolo che lo sta minacciando. 

 

Talvolta alla paura si connette l’elemento “sorpresa”: in tale contesto la paura può sorgere anche per uno stimolo che normalmente non è paurogeno, ma che lo diventa a causa dell’effetto sorpresa, tuttavia sovente risolvibile in brevissimo tempo. 

 

Certe persone, allo scopo di esorcizzare le loro reali paure, si procurano “occasioni di paura”, assistendo alla proiezione di un film di terrore oppure  cimentandosi nelle attrazioni del luna park. 

 

Subentra nell’esperienza della paura auto-procurata l’elemento psicologico del rischio controllato, che permette di percepire l’evento emotigeno come nel nostro “locus of control" e non esterno a noi, in quanto frutto di finzione o di rischio “materiale” praticamente inesistente. 

 

La paura auto-procurata permette la fuoriuscita catartica dell’energia psichica intrappolata nella persona, a causa di precedenti e reali esperienze di paura, come in un gioco proiettivo (paura rituale). 

 

Con le arti terapie espressive si può giocare con le proprie paure, nel tentativo di apprendere a fronteggiarle, per esempio utilizzando nel canale teatro attività basate sulla messa in scena di figure mostruose o di fiabe che ripercorrano le più comuni paure (l’abbandono, la fame, la morte per malattia, la solitudine, etc.). 

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Educare alla gestione della paura

Silvan Tomkins (sotto in foto) (1911-1991), é stato uno psicologo americano che ha studiato i più comuni stili educativi occidentali connessi con l’emozione della paura

 

Egli ha rintracciato due modalità, opposte e abbastanza definite, impiegate da genitori ed educatori talvolta anche al contempo, ovvero in modo ambivalente. 

 

Esse corrispondono per Tomkins a uno stile definito “ideologico di destra” e uno stile definito invece “di sinistra”.  Vediamoli in dettaglio.

 

Nel primo stile:

 

  • la paura viene impiegata per dissuadere il bambino dal fare cose o trovarsi in situazioni pericolose o trasgredenti ed ottenere obbedienza importante e immediata;
  • quando i genitori sono spaventati lo comunicano al bambino e gli trasmettono le loro stesse paure;
  • si sottolinea la paura come esperienza positiva utile a evitare i futuri pericoli;
  • i genitori non rassicurano né “risarciscono” il bambino dopo un‘esperienza di paura, con una maggiore vicinanza e intimità, non rientra nei loro principi educativi il farlo perché significherebbe insegnarli che esiste sempre una qualche forma di protezione esterna;
  • le paure vengono banalizzate o ridicolizzate dai genitori,  al bambino viene pertanto richiesti di rimuoverle o se non sa affrontarle da solo, a vergognarsene;
  • non si forniscono al bambino strumenti per fronteggiare le paure irrazionali o il panico, né ci si preoccupa molto se essi si verificano, nella credenza che egli può e deve farcela da solo. 
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Nel secondo: 

  • i genitori evitano di spaventare direttamente il bambino, come metodo educativo, o di comunicargli le proprie personali preoccupazioni o paure;
  • la paura viene minimizzata e si dice esplicitamente che si tratta di un sentimento dannoso;
  • se il bambino è spaventato i genitori cercano di rassicurarlo odi compensare la paura, anche quella da loro procurata, con la tenerezza.
  • Le paure vengono tollerate e non ridicolizzate, o punite o represse
  • Si insegna al bambino come affrontare determinate paure per evitare che si instaurino timori cronici ingiustificati. 
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Espressione visiva della paura

Nella paura i muscoli del viso e di buona parte del corpo sono in tensione, la bocca è semiaperta, gli occhi sono sbarrati, ci sono torsioni del collo o del busto alla ricerca di via di fuga o di oggetti da impiegare a difesa. 

 

Nei casi di paura acuta ed improvvisa, a livello del SNA, è il sistema parasimpatico ad attivarsi, con: 

 

  • diminuzione del battito e della tensione muscolare
  • abbassamento della pressione sanguigna e della temperatura corporea
  • sudorazione, dilatazione della pupilla, paralisi, svenimento. 

 

Queste due ultime circostanze (paralisi e svenimento) sono correlate con l’istinto biologico di tutti i mammiferi i quali, quando in caso di pericolo trovano sbarrata la via di fuga oppure scappare risulta inutile (consumo non necessario di energie da conservare invece per l’eventuale difesa finale), si immobilizzano per apparire innocui e meno cospicui (sgonfiamento del corpo), oppure fuggono “simbolicamente” svenendo. 

 

Gli animali di compagnia mettono in atto questo comportamento in segno di obbedienza al capo-branco e per ricevere una ricompensa. 

 

Paure meno catastrofiche e raggelanti, mettono invece in moto il sistema nervoso simpatico, pertanto tutta la fisiologia generale si attiva e accelera e il corpo si prepara all’azione “combatti o fuggi” (fly or fight). 

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Strategie contro la paura

In ambito comportamentista si usano tecniche per fronteggiare la paura come il modellamento o la familiarizzazione

 

La tecnica del modellamento (modeling) consiste nella promozione di esperienze di apprendimento di comportamenti virtuosi (ovvero realmente utili a fronteggiare le paure), attraverso l'osservazione del comportamento di un soggetto che funge da modello. 

 

La familiarizzazione é invece una strategia di affrontamento della paura che prevede un avvicinamento graduale allo stimolo paurogeno, fino a che esso non diventi noto e per questo percepito come innocuo. 

 

E’ la strategia per eccellenza impiegata per l’inserimento dei bambini piccoli al nido o alla scuola materna. 

 

Nell’approccio psicoanalitico invece le paure verranno affrontate andando a sondare l’intero apparato psichico della persona: antecedenti causali traumatici, organizzazione inconscia, sistemi difensivi dell’Io, etc. etc.  

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Altre modalità più comunemente impiegate per affrontare le paure consistono nel procurasi informazioni “a posteriori” sull’evento occorso e che ha procurato paura, spavento o terrore, in modo da poterlo padroneggiare mentalmente e fornire alla persona la sicurezza (talvolta illusoria) di non doversi più ritrovare di nuovo nella stessa situazione

 

Informazioni “ex ante” per fronteggiare la paura, vengono invece richieste nel caso di interventi chirurgici, dentistici (ragguagli precisi su quello che verrà fatto, sul protocollo adottato), allo scopo di prepararsi meglio, conoscendo ciò a cui si va incontro oppure di decidere per un’eventuale rinuncia. 

 

Studio del Dott. Nicola Sensale
Via Borgosesia, 63
10145 Torino
+39  388 94 47 902 centrostudires@gmail.com

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Nicola Sensale Psicologo e Psicoterapeuta in Torino

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